Tuesday 25 November 2008

Modiano analizza la crisi

Su Il Sussidiario.net una interessante analisi di Pietro Modiano circa le ragioni della crisi finanziaria.

«Qual è allora la sua interpretazione?

La genesi è dovuta a un eccesso straordinario di liquidità creatosi dopo l’11 settembre e col fatto che negli Usa si tendeva a favorire l’indebitamento delle famiglie a scopo anticiclico o addirittura sociale. La somma di grande liquidità e basso rischio ha prodotto una riduzione dei tassi di interesse e un’abbondanza di credito in tutto il mondo che ha fatto del gran bene al pianeta. Però i bassi tassi di interesse hanno messo in condizione le banche di non guadagnare abbastanza per capitale impiegato e hanno generato nelle banche la tendenza a vendere i propri rischi di credito e a comprare rischi di credito altrui, attraverso strumenti derivati o altro, comunque credito trasformato in titoli. Questo ha prodotto, a parità di assorbimento di capitale delle banche, un’assunzione di rischi di credito enormemente superiore a quello che ci sarebbe stato in assenza della leva.

Più delicato è il tema delle “responsabilità” di malfunzionamento individuale o sistemico…

L’utilizzo degli strumenti di finanza sofisticata è stato un comportamento certamente razionale da parte di ogni singolo banchiere, e ognuno aveva il dovere di utilizzarlo perché era un modo legittimo, nell’era dei bassi tassi di interesse, per produrre reddito per le proprie banche a parità di capitale. L’effetto sistemico si è rivelato devastante quando si è capito che il mercato non dava i segnali giusti sui rischi di credito: il mercato, fino a quel momento, non aveva mai “segnalato” l’eccesso di credito. Lo ha fatto con una catastrofe.

Come e quando è accaduto?

Quando un americano di troppo ha deciso di non rimborsare il suo mutuo – o di rimborsare i prestiti meno di quanto previsto: e allora tutti i portafogli di credito hanno visto ridotto il loro valore, compromettendo il poco capitale delle banche che in essi avevano investito. Questo ha prodotto un effetto domino. Fin qui non c’è stata una cattiva volontà del bancario. Poi si può anche dire: “avete spinto i ritorni sul capitale di ogni singola banca troppo avanti perché avevate le stock options…” questo non spiega però il problema principale: perché, di fronte all’eccesso, il mercato non ha dato i segnali propri dell’eccesso?

Qual è la sua risposta?

Nessuno individualmente ha capito che si era di fronte a un eccesso. Perché non è emerso è il problema vero. Un mercato super efficiente come il mercato finanziario, se non produce prezzi che segnalano e danno la misura dell’entità delle tensioni in campo, presenti e future, è un mercato che non funziona. Ma questo significa negare in radice la teoria economica sulla quale abbiamo messo in piedi il mondo che conosciamo degli ultimi venti, forse trent’anni. Ed è un problema serio, quello sul quale più mi interrogo. Vuol dire che sul mercato che, nella storia, più si è avvicinato a quello della concorrenza perfetta, per disponibilità di informazioni, numero di operatori, dimensioni e strumenti i prezzi “non hanno funzionato”».



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