Monday 20 October 2008

Manager azionisti e disallineamento degli interessi

Un articolo pubblicato ieri sul New York Times affronta il problema della vendita da parte degli amministratori delle azioni possedute nelle società che sono chiamati ad amministrare, che ultimamente hanno superato il miliardo di dollari statunitensi. Come in Italia anche negli Stati Uniti sono previsti obblighi di disclosure in quanto si ritiene che le operazioni di acquisto o vendita costituiscano un chiaro segnale al mercato circa la fiducia riposta nella società dai managers che, peraltro, sono in una chiara situazione informativa privilegiata e, quindi, meglio in grado di anticipare i risultati di periodo.

Nell'articolo è posto l'accento su alcune operazioni che sembrerebbero disallineare gli interessi tra amministratori e azionisti. In particolare, vengono messe sotto accusa le vendite volte a coprire i margini legati a prestiti, che potrebbero essere stati richiesti o per acquistare azioni della stessa società, il che non farebbe che rafforzare la comunanza di interessi, oppure per effettuare investimenti alternativi, il che denuncerebbe una chiara mancanza di fiducia.

L'articolo sembra però trascurare che l'utilizzo di azioni a garanzia di prestiti non implica necessariamente un disallineamento, tenuto conto che i managers hanno tutto l'interesse a che le azioni acquistino di valore visto che in caso contrario il loro deprezzamento li obbliga a incrementare il margine. Quindi, in tal caso non pare esservi una divaricazione tra l'interesse degli amministratori e quello degli azionisti, in quanto entrambe mirano all'incremento del valore aggregato della loro partecipazione.

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